(articolo a cura di Igor Abbas, Massimiliano Minotti e Alessio Banini)
“E ora a letto senza fare le bizze, altrimenti arriva la strega Marroca e ti porta via”
Questo era il monito che molti di noi in Valdichiana hanno sentito, da piccoli, dai nostri genitori o dai nostri nonni, dopo una marachella oppure se testardamente ci rifiutavamo di andare a dormire, sperando di convincerci quando invece un brivido ci correva lungo la schiena. Ma che cos’era questa Marroca di cui abbiamo tanto sentito parlare?
La Marroca è una figura fantastica, un mostro che assume l’aspetto di una grossa biscia o di un grosso lumacone, che vive nei luoghi oscuri dove ristagna l’acqua, nelle fogne e negli acquitrini. Si tratta di un essere ripugnante e pauroso, che fa sentire la sua voce nel gorgoglio del mulinello e che può usare le dita o i tentacoli per catturare le vittime e trascinarle nella sua tana.
Testimonianze e diffusione
La figura della Marroca assume diverse connotazioni a seconda dei territori da cui provengono le testimonianze. I racconti attorno a questo mostro sono particolarmente diffusi nelle campagne chianine, specialmente a Montepulciano e dintorni. Proprio in tale contesto la credenza popolare vede la Marroca come un mostro che può abitare sotto terra, nelle buche o nelle grotte, specialmente se ricoperte di melma o acquitrini: si trova particolarmente a proprio agio nelle fogne, nelle gore e nelle pozze vicino alle stalle. Il caratteristico rumore prodotto dalla Marroca è quello del gorgoglio del mulinello, simile a quello dell’acqua che scende dal lavandino. Ama uscire di notte, quando gli acquitrini sono più pericolosi, e utilizza le sue lunghe dita che sembrano tentacoli, per strisciare lungo il terreno e avvinghiare le prede, portandole in acqua e divorandole.
Di Marroca si parla anche nel viterbese, non molto distante dalla Valdichiana. Anche in questa zona il mostro abita in pozze d’acqua stagnanti, ma il suo aspetto è più simile a una piovra che a quello di un lumacone. Può anche abitare in fondo ai pozzi, e ha la capacità di rendere l’acqua stregata: non soltanto può divorare i malcapitati che finiscono in fondo, per succhiare il loro sangue, ma l’acqua del pozzo è velenosa per chi la beve. I suoi poteri sono ben riassunti dalla canzone dei Razzaparte attraverso il dialetto di Montefiascone:
Si ttu tt’appròme al pózzo, mòca mòca / Te sènte tutt’a m bòtto tirà jjó / Jjó ddrénto sta dde casa la Marròca / Ch’adè nnemica dell’amór. // E ppàssejje lontano mal pózzo traditóre / Si ttu adae fortuna, fortuna coll’amóre / Quell’acqua ammarrocata béella nun ze pò / Perché adè la Marròca, nemica dell’amór. // T’anguanta pe le ciucce la Marròca / Te fa ccapofìccà pòe pell’ignó / Te suga l zangue ché mma llièe ll’anfòca / Perché adè l zangue dell’amór.
Se t’avvicini tranquillamente al pozzo / All’improvviso ti senti tirar giù / Là dentro vive la Marroca / Che è nemica dell’amore. // E stai alla larga dal pozzo traditore / Se hai fortuna in amore / Quell’acqua “marrocata” non si può bere / Perché è la Marroca, nemica dell’amore. // T’afferra per le crocchie, la Marroca / Poi ti capovolge a testa in giù / Ti succhia il sangue perché la infuoca / Perché è il sangue dell’amore.
La Marroca della Tuscia ha quindi molte somiglianze con l’Occhiomalo, una creatura delle leggende della maremma toscana e diffusa in tutto il grossetano: un mostro che vive in fondo ai pozzi e che porta i malcapitati ad annegare. Se si guarda con troppa insistenza in fondo al pozzo, infatti, si potrebbe veder aprire lentamente un grande occhio verde, che ha la capacità di ammaliare le persone che, incapaci di resistere a tale stregoneria, arrivano a buttarsi nel pozzo.
Una figura simile alla Marroca si può trovare anche in zone molto distanti dalla Valdichiana: in alcune zone della Sicilia, soprattutto nella provincia di Caltanissetta, è diffusa la credenza della Biddrina (o della Culobbia), che ha caratteristiche molto simili. Essa infatti vive nelle zone umide delle campagne siciliane, e assume la forme di un grosso e pericoloso rettile con una colorazione tra il verde e il blu, occhi rossi e una bocca talmente larga da inghiottire agnelli e bambini.
La Biddrina è in incrocio tra un serpente d’acqua, un idra e un coccodrillo, ed è lo spauracchio delle paludi, capace di incantare i passanti con lo sguardo e ammaliarli, portandoli nella sua tana per divorarli. Nel paese di Butera, per i festeggiamenti di Ferragosto, viene tuttora portato in giro per le strade il costume in cartapesta di “U Sirpintazzu”, per ricordare l’uccisione di una Biddrina che infestava la zona, mettendo a rischio la vita dei contadini e il lavoro nei campi.
Caratteristiche e analisi
La credenza relativa alla Marroca si riferisce principalmente alle campagne della Valdichiana e dintorni e rappresenta uno spauracchio, una figura negativa che veniva utilizzata principalmente per spaventare i bambini e tenerli alla larga dalle zone pericolose. Proprio in campagne come quella originate dalla bonifica, in cui è frequente la presenza di acquitrini e di pozze stagnanti, è alto il rischio di annegamento per chi non fa attenzione a dove mette i piedi, soprattutto di notte. Le caratteristiche della Marroca (l’aspetto simile agli animali che abitano le zone paludosi, il verso che ricorda il gorgoglio del mulinello, le dita che rappresentano la paura di rimanere avvinghiati) fanno pensare a una creatura nata appositamente per rispondere all’esigenza di tener lontani i bambini dagli acquitrini e dalle falde melmose.
In questo senso, la Marroca può essere intesa come un Babau: uno di quei mostri del folclore europeo che viene evocato per spaventare i bambini. Una sorta di “Uomo Nero” o di “Boogeyman” il cui scopo principale è quello di insegnare alle generazioni più giovani i giusti comportamenti e tenerli lontani dai pericoli dell’ambiente circostante.
Spostandoci nel viterbese, però, la Marroca non si limita a rendere pericolose le zone paludosi, ma assume anche delle caratteristiche simili a quelle delle streghe. Essa può essere rappresentata come una donna brutta e malvagia, oltre che un animale notturno simile a una piovra. La Marroca della Tuscia può ammaliare i malcapitati, attirarli con una malia (a differenza di quella chianina, che invece utilizza le dita o i tentacoli) per attirarli nella sua tana. Anche in questo senso possiamo ritrovare il tentativo di tenere i bambini lontani dai luoghi pericolosi, specialmente dai pozzi in cui si può cadere e annegare.
Le similitudini tra la Marroca e la Biddrina possono far pensare a un processo di diffusione della credenza popolare, magari attraverso forme migratorie successive alla bonifica della Valdichiana. Tuttavia, la tradizione dell’Occhiomalo e la versione viterbese rendono evidente il legame tra questo mostro e la necessità di salvaguardare i bambini dai pericoli delle campagne. Le paludi, le fogne e le grotte melmose, per quanto possano sembrare apparentemente innocue, nascondono invece grandi pericoli, soprattutto di notte. Si tratta di zone facilmente accessibili ai bambini, durante i loro giochi, perché attinenti alla vita contadina, ma a cui bisogna fare molta attenzione.
Influenze nella cultura pop
La fama della Marroca non si è particolarmente diffusa nella cultura di massa dopo l’abbandono delle campagne: con la fine della mezzadria che ha caratterizzato la Valdichiana, sono lentamente scomparsi anche quei mostri e quelle leggende che erano legati alla vita nei campi e alle paure dei bambini dell’epoca. Oggi si parla di Marroca principalmente nella sua accezione di strega, che porta via il bambino capriccioso o che non vuol dormire.
In questo senso, la Marroca può essere paragonata al mostro che attende di cibarsi dei bambini cattivi: una minaccia estrema, simile alla richiesta di Sarah (Jennyfer Connelly) al Re dei Goblin in “Labyrinth”, di portare via il fratellino perché non dormiva e faceva le bizze (nel suo caso, fortuna volle che il Re dei Goblin fosse David Bowie).
Tralasciando le caratteristiche che rimandano alle streghe e ai babau, la Marroca può essere accomunata alla più vasta credenza dei mostri che abitano le paludi, luoghi tipicamente considerati pericolosi e minacciosi. In tal caso, la produzione della cultura pop è più ampia e ci può portare a tanti riferimenti, tra cui “Swamp Thing” della DC comics, oppure “Il mostro della laguna nera”, film di fantascienza degli anni ’50 diventato un classico del settore.
Disclaimer: “Racconti di veglia” è una rubrica che vuole stimolare l’interesse sul folclore locale e sulle storie popolari della Valdichiana, con piccole analisi e collegamenti alla cultura di massa. L’intento è quello di tramandare la memoria orale delle “Veglie” contadine ai tempi della mezzadria, senza tralasciare uno sguardo alle più recenti “leggende urbane” e ai casi misteriosi degni di interesse. Le fonti vengono raccolte principalmente attraverso testimonianze dirette, memorie dei collaboratori, interviste e testi locali.
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