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Radicofani, attesa per il palio del Bigonzo

Radicofani, attesa per il palio del Bigonzo

A Radicofani e Contignano ci si allena con i nuovi barellini in legno, sormontati da piccoli contenitori dell’uva (il bigonzo) pieni, in vista della gara di domenica 14 settembre (ma con un prologo previsto per sabato 13). È l’imminente vendemmia che ha ispirato una manifestazione nata appena otto anni fa, originale e avvincente. Per di più, il Palio ha avuto il merito di riesumare, anche nei nomi, borghi ormai perduti come Castelomorro o Bonmigliaccio. Intanto sono noti i nomi dei partecipanti alla gara, che sono quattro, oltre alle eventuali riserve.

IMG_9406Da sottolineare l’importanza della residenza dei “barellieri” schierati dalle contrade. Secondo il regolamento, viene favorito alla partenza chi schiera ragazzi residenti nel Comune. Contignano presenta Giacomo Costa, Alessandro De Luca, Francesco, Antonino e Michele Taormina. Castelmorro, invece, David Osamwonuyi, Francesco Caporali (residente a Montepulciano), Federico Ciacci, Emiliano Giuliacci, Riccardo Nocchi. Bonmigliaccio si presenta con Nicola Giomarelli, Andrea Martire, Andrea Pagliai, Niccolò Parrissi. Castello con Leone Jonathan e Matteo Pesenti (di Abbadia San Salvatore), Stefano Magini (di Piancastagnaio), Alessandro Rossi (residente a Siena). Infine, la contrada di Borgo si affida a Filippo Goracci, Ygor Del Grasso, Michele e Mirco Perugini, Gregorio Zaccari, Edoardo Meloni (tutti di Radicofani).

Borgo Maggiore e Contignano, presentando residenti nel comune di Radicofani, avranno diritto a sei punti in abbuono (uno e mezzo a residente). Saranno aggiunti a quelli ottenuti dalla gara di tiro con l’arco che serve a stabilire l’ordine di partenza, con metri di penalità maggiori per le contrade con il punteggio più basso. La contrada di Castelmorro potrà contare su quattro punti e mezzo di bonus. Nessun punto in abbuono, invece, per Castello e Bonmigliaccio. Naturalmente, si conoscono anche i nomi degli arcieri. Per Bonmigliaccio tirano Cristina Meloni e Fernando Mazzuoli. Quindi, per Borgo Maggiore: Alvise Papini e Michele Perugini. Castello schiera Consuelo Sale e Lorenzo Tondi. Castelmorro Andrea Carta e Andrea Santelli. Infine, Contignano partecipa con Federico Cianetti e Juri Guerri. Sono tutti di Radicofani e legati alla locale associazione arcieri cacciatori Prima. L’atmosfera e gli eventi che precedono la gara riscalderanno il clima, per una manifestazione che conferma l’alto tasso di socializzazione di Radicofani, la voglia di stare insieme, che si estende ai turisti come agli amici e parenti che ormai risiedono altrove.

L’ultima arrivata al Palio del bigonzo, la contrada di Contignano, ha dominato le due edizioni a cui ha partecipato. È la favorita, anche se le altre contendenti sembrano di nuovo ben attrezzate.

Cene propiziatorie sono previste in tutte le contrade che hanno antiche origini: sono quelle degli insediamenti cresciuti intorno alla rupe di Radicofani su varie altezze, per difendere la postazione strategica più importante del sud senese. Si tratta di borghi che vengono nominati, con la loro organizzazione amministrativa, già nello statuto comunale del 1255. E proprio al tredicesimo secolo si rifanno i costumi della manifestazione, rinnovati grazie al lavoro degli abitanti.

musiciIl Palio del bigonzo è una “invenzione” recente (nemmeno dieci anni), ma di grande successo, anche perché legata al culto della Madonna delle vigne, festeggiata l’8 settembre. Come per le contrade, la festa esprime radici antiche, legata al vino. Va ad Alfredo Rossi e al centro Auser averle riscoperte, pensando a un evento che poi è stato ideato da tre appassionati di storia locale: Renato Magi, Giovanni Fatini e Fausto Cecconi, su incarico del Comune. Poi c’è stata la passione dei cittadini a fare il resto, con tanti ragazzi protagonisti. Tra questi, vanno annoverati l’attuale sindaco Francesco Fabbrizzi e il consigliere comunale Giacomo Meloni, animatori dei gruppi di sbandieratori, musici, tamburini. Quanto al legame con il vino, nessuna sorpresa: a Radicofani, sino agli anni Cinquanta se producevano tremila ettolitri, che piccoli produttori vendevano alle osterie e ai paesi amiatini. In passato si normava ogni momento di questa produzione. Addirittura, lo statuto del 1441 ci dice che i quattro borghi, a un certo punto dell’estate, pagavano delle guardie campestri che si trasferivano nella valle delle vigne a monitorare i grappoli che si sarebbero raccolti. Proprio in questa valle i Radicofanesi vollero la costruzione di un piccolo santuario dedicato alla Madonna delle vigne, a protezione del loro tesoro. Un legame che riemerge grazie a un corsa particolare, effettuata trasportando il contenitore dell’uva usato durante la vendemmia: il bigonzo.

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