Terza vittoria per Contignano nel Palio del Bigonzo di Radicofani
Contignano ha mantenuto le promesse delle vigila trionfando di nuovo, all’imbrunire, al Palio del bigonzo. Questa contrada è invincibile: si è aggiunta tre anni fa alle quattro contrade che hanno iniziato a correre la gara, e da allora non ha mai perso. Pochi metri dopo la partenza nonostante una penalizzazione che li ha messi in leggero ritardo, rispetto a Borgo Maggiore, i biancorossi del castello valdorciano erano già in testa. Si è trattata di una gara giostrata, che alla fine ha visto ha visto arrivare, come in fila indiana dietro a Contignano, Castelmorro, Borgo Maggiore, Bonmigliaccio e Borgo Castello. Lungo il percorso di 350 metri, in salita, due coppie di corridori si sono alternate nello sforzo di condurre in gran velocità un barellino in legno, contenente un antico bigoncio pesante 18 chili di creta. I vincitori rispondono al nome di Giacomo Costa, Alessandro De Luca, Francesco, Antonino e Michele Taormina. Ditero di loro, per Castelmorro, si sono piazzati con onore David Osamwonuyi, Federico Ciacci, Emiliano Giuliacci, Riccardo Nocchi.
La loro corsa è stata seguita dal folto pubblico, per la prima volta, in un grande schermo posto in piazza San Pietro, nei pressi dell’arrivo. Una novità che è il segno di una manifestazione cresciuta in pochissimo tempo (appena nove anni di vita). Altro indizio di un salto di qualità è arrivato dal bellissimo drappellone, dipinto da Cecilia Rigacci (coautrice del palio di Siena dell’agosto 2013). Un’opera che ha un alto valore simbolico, con quella figura di arciere che scocca la sua freccia verso un cielo stellato, ma anche tangibile: le piccole stelle sono di argento ricoperto in oro, le rifiniture in velluto, i simboli della Balzana agli angoli in metallo a rilievo, smaltato. Antichi valori si intrecciano, nel palio della Rigacci, con uno stile contemporaneo. Questo sembra anche il filo conduttore di una manifestazione che è solo apparentemente estemporanea, ma che si identifica con profonde radici. I nomi delle contrade sono quelli degli antichi insediamenti, in parte oggi distrutti, mentre il bigonzo simboleggia devozione per la Madonna delle vigne (che si festeggia l’8 settembre), che si riferisce a una copiosa produzione vinicola locale del passato.