Libri da colorare, puzzle, memory cards, tanti sorrisi e parole di conforto: è la miscela di simpatia e calore umano che Caterina Bellandi (conosciuta da tutti come Zia Caterina, artefice del progetto di solidarietà Milano 25 dal nome del taxi che guida a Firenze) ha portato lunedì 13 dicembre nelle corsie dell’ospedale di Nottola, dopo un weekend che l’ha vista protagonista di altre iniziative pubbliche a Montepulciano e Chianciano Terme. Tappa obbligata i reparti che ospitano i più piccoli, Pediatria e neonatologia, per il “Progetto umanizzazione delle cure” che sta portando nelle strutture della Toscana.
L’intento del progetto, si afferma, è “testimoniare quanto nei percorsi di malattia sia importante anche il sostegno umano, per condividere i momenti di difficoltà e portare sollievo. Milano 25 Odv dispone di continui nuovi supporti ludici e materiale cartaceo attraverso il quale poter raccontare a bambini, giovani e adulti come l’esperienza di diventare supereroi di Milano 25 abbia trasformato il percorso terapeutico di chi ha scelto di farsi accompagnare da Zia Caterina e i suoi volontari, in progetti di spensieratezza e sollievo”.
“Se posso sorridere io, nonostante quello che ho passato – ha detto Zia Caterina a Nottola –, gli altri forse penseranno che possono farlo anche loro… E il mio sorriso spero possa diventare contagioso per tutti i bimbi e le loro famiglie”.
“L’attenzione nei confronti dei bambini nei percorsi clinici non può essere solo assistenziale – afferma Flavio Civitelli, direttore Uoc Pediatria e neonatologia dell’ospedale di Nottola –, il ruolo di chi si occupa del loro benessere relazionale è un elemento insostituibile anche a fini terapeutici. E personalità come Zia Caterina, con la sua iniziativa di solidarietà, sono da accogliere con piacere e sostenere nel loro percorso”.
Zia Caterina ha poi visitato anche l’Hospice dell’ospedale di Nottola. “Rivolgere il pensiero anche verso chi soffre e si avvia al cammino più duro e conclusivo della sua vita, in questo percorso centrato sul benessere relazionale rende, a mio giudizio, ancora più profondo il messaggio dell’umanizzazione delle cure che viene veicolato con questa iniziativa – afferma Concetta Liberatore, dirigente medico delle Cure palliative dell’ospedale di Nottola –. L’Hospice è dimora di cura e sollievo della sofferenza del corpo e dell’anima e unisce sapientemente, tra l’etica e i bisogni, i sentimenti più puri del paziente e della sua famiglia, percepiti nei vari e cruciali passaggi che li accompagnano in questo percorso di fine vita. Ciò, unito al rigore metodologico e alla serietà professionale di quanti operano nel settore (medici, infermieri, operatori sanitari, volontariato), è quanto di più nobile si possa rappresentare, oggi nella nostra società”.
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