Alta partecipazione a Firenze e a Pisa per il primo sciopero in Italia dei lavoratori di Amazon, la più grande azienda di commercio online del mondo, indetto nella giornata di lunedì 22 marzo. Un grande successo per lo sciopero generale della filiera Amazon indetto a livello nazionale da Fit-Cisl, Filt-Cgil e Uiltrasporti. Anche in Toscana i lavoratori hanno riposto all’appello dei sindacati e hanno fatto sentire la loro voce nei due presidi di Calenzano (Firenze) e di Montacchiello (Pisa). Le adesioni sono state alte: 82% a Firenze e 71% a Pisa.
“Dalla Toscana e dal resto d’Italia oggi parte un messaggio forte, perché i lavoratori hanno scioperato in maniera compatta e solidale – ha affermato Gabrio Guidotti di Fit Cgil Toscana – ora Amazon riapra la trattativa col sindacato il prima possibile, vanno migliorate le condizioni di lavoro. E’ importante lo sviluppo, ma non basta: conta anche la qualità del lavoro, e registriamo ancora criticità su carichi, tempi ed eccessiva precarietà lavorativa. Senza risposte, le attività di mobilitazione non si fermeranno”.
“Serviva un grande risposta per sottolineare l’importanza di questa vertenza, ed è arrivata – spiega il Segretario Generale Uiltrasporti Toscana Michele Panzieri – I lavoratori hanno compreso in pieno che in gioco è il loro futuro e che tutta la filiera Amazon deve confrontarsi con il sindacato in rispetto del CCNL. È accettabile che nei magazzini si lavori per 9 ore di fila con soli 30 minuti di pausa? Sono accettabili turni di 44 ore settimanali per i driver? Noi crediamo di no. Crediamo che rendere i lavoratori schiavi di un algoritmo che non conosce soste significhi creare un mondo privi di diritti e dignità”.
“Amazon va a gonfie vele, sta traendo vantaggio da una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo, il suo proprietario è tra gli uomini più ricchi del mondo: è inaccettabile che una realtà così snobbi i lavoratori, ignori le richieste sindacali, non voglia occuparsi dei propri addetti e riconoscere le loro necessità. – ha commentato il segretario generale della Fit-Cisl Toscana, Stefano Boni – Mai come in questa vertenza è in discussione la dignità che la nostra società riconosce alle persone e al lavoro. Proprio l’aumento di volumi determinato dalla pandemia ha aumentato notevolmente i carichi di lavoro degli addetti: i drivers arrivano anche a 44 ore settimanali per tutto il mese, legati ad un algoritmo che non conosce soste e ti fa consegnare mediamente 180/200 pacchi al giorno. Per non parlare degli operai nei magazzini: fino a 9 ore continuate con solo 30 minuti di pausa. Lavoratori che non si sono mai fermati in questo periodo e hanno consentito al Paese e ai cittadini di ricevere a casa merci, in tanti casi anche indispensabili per la vita e il lavoro.”
Queste le rivendicazioni dei sindacati:
- Verifica dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti nella filiera Amazon
- Verifica e contrattazione dei turni di lavoro
- Corretto inquadramento professionale del personale
- Riduzione dell’orario di lavoro dei driver
- Adeguato importo dell’indennità di trasferta
- Clausola sociale e continuità occupazionale in caso di cambio appalto o cambio fornitore, per tutti
- Premio di Risultato contrattato
- Indennità Covid per operatività in costanza di pandemia
- Danni e franchigie
- Salute, sicurezza e formazione
- Stabilizzazione tempi determinati e lavoratori interinali
- Buoni pasto
La trattativa tra FILT CGIL, FIT CISL, UILTrasporti ed Assoespressi, sulla piattaforma per la contrattazione di secondo livello della filiera Amazon, si è interrotta bruscamente a causa dell’indisponibilità dell’associazione datoriale ad affrontare positivamente le tematiche poste dal Sindacato. I sindacati denunciano la latitanza di Amazon sul tavolo del delivery e l’assenza di risposte della multinazionale americana in relazione alla prosecuzione del confronto, avviato a gennaio scorso, relativamente al personale dipendente ed a quello che opera negli appalti dei servizi di logistica.
“Amazon manifesta, col suo comportamento inaccettabile, l’indisponibilità cronica ad un confronto con le rappresentanze dei lavoratori in spregio alle regole previste dal CCNL e ad un sistema di corrette relazioni sindacali. – hanno commentato i sindacati – Il colosso di Seattle deve prendere atto, suo malgrado, che il Sindacato fa parte della storia e del percorso costituente del nostro paese e con questo deve confrontarsi, in Italia.”