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“Sono giovane, sono creativo e lavoratore”, ma #CoglioneNO

“Sono giovane, sono creativo e lavoratore”, ma #CoglioneNO

“Per questo progetto non c’è budget, però fa curriculum e ti permette di avere visibilità!”

E’ questo il tema della campagna pubblicitaria provocatoria dal titolo #CoglioneNo che in questi giorni sta spopolando su internet. Il video, pubblicato su youtube, è stato realizzato da tre giovani filmmaker con base a Roma e a Londra, e non è altro che la reazione di una generazione di creativi stufi di sentirsi dire sempre le stesse cose in sede di colloquio lavorativo. Una generazione di creativi, ma forse è più corretto dire una generazione che sta cercando solo un lavoro, si sente ripetere tutti i giorni e a tutti i colloqui le stesse identiche cose: non ci sono soldi, ti diamo la visibilità, tanto fa curriculum e così gli unici ad arricchirsi sono i direttori. Noi, però, diciamo BASTA!

Basta alla svalutazioni del lavoro professionale, basta accettare lavori solo per la visibilità e per farsi conoscere, solo con il lavoro giustamente retribuito ci possiamo far conoscere ed essere giustamente ripagati, ma finchè ci saranno persone che continueranno ad accettare di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol, continuerà ad esserci la mentalità di non pagare chi scrivere, chi disegna e chi crea. Le offerte di lavoro gratis perché ci dobbiamo fare il portfolio, perché tanto siamo giovani, perché tanto non è un lavoro, non devono esistere più.

E il video, che sta spopolando sul web, denuncia proprio questo. I protagonisti sono un idraulico, un giardiniere e un’antennista che, a lavoro ultimato – uno di loro viene addirittura chiamato la domenica mattina – si sentono rispondere quello che tanti ragazzi, sono abituati ad ascoltare da tempo: non ci sono soldi. In cambio, però, tante belle parole e false speranze. La campagna di Niccolò Falsetti, Stefano De Marco e Alessandro Grespan della Zero Pirate Filmmakers, nasce proprio per dire basta allo svilimento del lavoro giovanile: “Siamo giovani, siamo freelance, siamo creativi ma siamo lavoratori, mica coglioni”.

E infatti chi direbbe al proprio idraulico, che vuole essere pagato per suo lavoro svolto, che il suo non è un lavoro ma un divertimento?  Nessuno si permetterebbe di farlo. Ecco e allora perché un giornalista, un grafico, un redazionista, un traduttore, dovrebbe lavorare gratis?

Questa campagna di sensibilizzazione, che spero presto si trasformi in una campagna di denuncia, ha già colpito nel segno, in poche ore di visualizzazione, il filmato ha superato i 50mila post di facebook e ricevuto quasi mille like e 800 condivisioni dell’hashtag “#CoglioneNo”.

Questo sta a dimostrare, e vuole dare voce ai sentimenti di tanti giovani e che come me lavorano sodo ma non vengono ripagati a dovere e con la giusta moneta. Niccolò Falsetti all’Adnkronos ha dichiarato: “Siamo sorpresi della quantità di condivisioni che stiamo ricevendo e del fatto che sono soprattutto i creativi a condividerci. Speriamo che chiunque d’ora in poi pronunci quelle parole, ‘non c’è budget’, cominci a sentirsi un coglione”.

Forse è per questo motivo che molti giovani decidono di intraprendere una carriera lavorativa all’estero, nonché la situazione sia migliore, ma magari anche poco vengo ripagati per il lavoro che svolgono. L’emigrazione dei cervelli verso realtà più proficue è in continuo aumento, sono circa 4 milioni gli italiani residenti attualmente all’estero e la massima concentrazione si riscontra in Germania e Argentina. Nella fascia tra i 25 ed i 35 si riscontra la fuga all’estero di migliaia di laureati, che riescono a trovare oltre confine un lavoro qualificato e ben retribuito. La maggior parte di questi giovani è concentrata in Europa, un continente non solo più vicino ma anche più affine culturalmente: è qui che i giovani studiosi, i lavoratori e i professionisti trovano maggiori opportunità di formazione e di avviamento occupazionale, grazie anche al supporto di specifici programmi di ricerca e di scambio in ambito comunitario. Diminuiscono, con il trascorrere del tempo, le possibilità di un rientro, sia per le donne che per gli uomini: a cinque anni dalla laurea sono 52 su 100 i laureati occupati all’estero che considerano molto improbabile un ritorno nel Bel Paese.

Le lauree più ricorrenti tra quanti lavorano all’estero sono, come avviene in Italia, quelle del ramo letterario, linguistico, ingegneristico ed economico-statistico: invece, la laurea in giurisprudenza è maggiormente finalizzata alle esigenze del contesto italiano. Le percentuali di coloro che espatriano con titoli del ramo scientifico e tecnologico sono nettamente superiori a quelle che si riscontrano nel gruppo umanistico, anche se, in assoluto, il loro numero è piuttosto contenuto.

Speriamo che questa campagna pubblicitaria serva a cambiare un po’ le carte in tavola e far capire che qualsiasi lavoro è un lavoro e va retribuito, chi di voi è disposto a continuare a lavorare gratis? Nessuno e neanche NOI!

Link al video: http://www.youtube.com/watch?v=GsFTmcd1u5Y

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