Per chi non è appassionato del genere potrà forse sembrare strano, ma l’Italia è uno dei Paesi maggiormente interessanti a livello internazionale per il panorama del Doom Metal. Un genere musicale di nicchia, che ha avuto i Black Sabbath come precursori, ma che può vantare nel nostro Paese tante band dal valore riconosciuto e e apprezzate anche fuori dalla frontiera.
Non poteva mancare nel territorio della Valdichiana una band capace di inserirsi in questo contesto, che ha cominciato con il Doom Metal per poi evolversi nel più vasto complesso del Progressive Rock. Il trio di ragazzi che compongono i Focus Indulgens è composto da Carlo Castellani, Federico Rocchi ed Edoardo Natalini; i primi due originari di Montepulciano, l’altro di Torrita di Siena. Questi tre ragazzi venticinquenni sono già al terzo disco, nonostante la giovane età. I primi due album “The Past” (2010) e “Hic Sunt Leones” (2011) sono stati prodotti dalla Domymood Records, mentre il terzo “Vespri” (2016) è stato da poco pubblicato integralmente nel loro canale YouTube. I titoli dei brani di quest’ultimo album attirano subito l’attenzione: “Vigneti in discesa”, “Porsenna”, “Danze tirreniche”, “A Valiano passavano navi cariche d’oro”. Un buon motivo per conoscerli meglio, alla ricerca dei legami tra la loro musica e il nostro territorio!
La band è nata nel 2008, inizialmente composta da Edoardo Natalini alla batteria e Carlo Castellani al basso e al canto. Il nome “Focus Indulgens” che in latino richiama il “Fuoco Purificatore” è dovuto alla loro attenzione per le sonorità oscure e le tematiche medievali, ispirate all’inquisizione e al macabro. Il genere musicale dei primi pezzi, che potremmo definire Doom Metal, è in realtà il frutto di un originale mix tra progressive rock, le sonorità dei Black Sabbath e i gruppi italiani del rock oscuro degli anni ’70 come il Balletto di Bronzo, Antonius Rex e Jacula. A dirla tutta, la prima incarnazione della band è dovuto ai genitori di Carlo ed Edoardo, che nei primi anni ’90 registrarono un demo chiamato “The Pestilence of 1348“; riprendendo il progetto, i nuovi Focus Indulgens cominciarono con i primi demo e le prime registrazioni alla fine degli anni 2000, fino ad attirare l’attenzione di un’etichetta discografica specializzata nel genere.
La Domymood Records si propose di produrre i giovani Focus Indulgens, che con i loro demo in cui le sonorità retrò si mischiavano all’heavy metal avevano già conquistato una cerchia di appassionati. Per affrontare la sfida della registrazione musicale con un’etichetta discografica, sicuramente più impegnativa rispetto alle fasi precedenti, i due ragazzi integrarono nel gruppo Federico Rocchi come chitarrista. Federico era inizialmente fuori dal progetto, ma i tre suonavano insieme in un altro gruppo epic metal chiamato “Spartacus”, che è rimasto come progetto adolescienzale, ma ha permesso loro di approfondire l’esperienza sui palchi e l’alchimia di gruppo.
Oltre al primo album, “The Past”, i Focus Indulgens hanno pubblicato un secondo album con la Domymood Records, “Hic Sunt Leones”. In questo secondo lavoro si sono concentrati maggiormente sul lato progressive rock degli anni ’70, attingendo a piene mani da band come Le Orme e il Banco del Mutuo Soccorso, attraverso una scrittura corale a sei mani e i testi in lingua italiana.
“Sono stati due anni intensi – raccontano i Focus Indulgens – Avevamo appena vent’anni e ci siamo ritrovati a pubblicare due album. L’etichetta aveva sentito le nostre registrazioni su Myspace e ci ha contattati per fare il primo disco. Il primo concerto live l’abbiamo fatto a Massa, e da lì siamo partiti. Non abbiamo suonato molto in Valdichiana, il produttore ci trovava delle date dove sapeva che il nostro genere sarebbe stato più adatto, aveva molti contatti.”
Dopo l’intensa attività dei primi album i tre ragazzi hanno lasciato un po’ da parte l’attività musicale. Si sono iscritti all’università, si sono trasferiti a Firenze, e stanno ultimando gli studi. Federico sta studiando Architettura, Carlo sta finendo l’Accademia di Belle Arti; Edoardo ha invece terminato la Scuola Internazionale di Comics e sta già lavorando come fumettista professionista. La passione per la musica è stata coltivata fin dalla tenera età: Federico suona la chitarra elettrica e classica da 12 anni, ha studiato all’Istituto di Musica di Montepulciano e ha continuato per conto suo; anche Carlo ha frequentato l’Istituto di Musica, suona il basso e canta da quasi 14 anni, mentre Edoardo suona la batteria e canta, con esperienze anche nel Teatro Giovani di Torrita di Siena.
“Il primo disco è stata un’esperienza molto bella – racconta Carlo – Però eravamo giovani, ed è stato un problema, perché probabilmente non ci siamo resi conto della possibilità che avevamo. In un anno siamo riusciti a suonare tre volte all’estero, anche in festival importanti per questo genere musicale, come Bradford, Dublino e Malta. Un po’ per problemi nostri, un po’ per inesperienza giovanile, abbiamo rifiutato anche altri concerti in Francia e in Germania, anche perché era difficile spostarsi. Dopo il secondo disco c’è stato un periodo di pausa, abbiamo fatto dei concerti ogni tanto, ma principalmente ci siamo dedicati allo studio e ad altri progetti.”
A un certo punto, dopo una pausa, torna l’alchimia. Due anni fa i Focus Indulgens si sono rimessi a scrivere un nuovo album, hanno sentito la necessità di tornare a far conoscere la loro musica, con un progetto che parlasse maggiormente del loro territorio. “Vespri” è il titolo del terzo album, per il momento pubblicato in maniera indipendente sulla loro pagina YouTube.
“Il sound è cambiato rispetto agli album precedenti, – spiega Federico – ma ripropone elementi ispirati agli anni settanta. Abbiamo inserito nuove sonorità folk, anche per evoluzione e crescita personale. Sono passati più di sei anni dai nostri primi lavori, quindi anche noi siamo cambiati. I primi due album erano più pesanti, più legati al metal; questo disco è invece più leggero, più legato al progressive rock, pur mantenendo l’ispirazione alle sonorità oscure degli anni settanta.”
“L’album è stato autoprodotto e registrato in uno studio dentro una rimessa agricola – dice Carlo – Ci hanno aiutati i membri di un gruppo trash metal in cui suona il nostro batterista, i Razgate, che hanno uno studio di registrazione in località Santarello, nelle campagne di Sinalunga. Eravamo sperduti nei campi, fuori c’era un generatore a benzina e dentro si registrava. Ci abbiamo messo un mesetto a registrare e ad aggiustare i pezzi, e poi ancora di più per la fase del mixaggio. Non abbiamo voluto fare di fretta, finché non l’abbiamo sentito suonare come volevamo, non ci siamo fermati.”
Dopo il ritorno sulla scena musicale i Focus Indulgens stanno programmando nuovi concerti e nuovi contatti con le etichette discografiche, senza trascurare lo studio e il lavoro. Edoardo lavora già come fumettista, mentre Carlo è un illustratore: ha curato la copertina del secondo album, oltre a tutte le illustrazioni interne del booklet. Nella sua arte si trovano citazioni metafisiche, l’art nouveau e le tematiche oscure, una grossa coerenza con la composizione musicale e la stesura dei testi dei Focus Indulgens.
“Non abbiamo mai fatto troppo per farci conoscere nella zona. – confessa Carlo – Abbiamo sempre cercato di raggiungere un pubblico particolare, perché suoniamo un genere di nicchia. Abbiamo suonato a Trequanda e Montepulciano, poco più. E poi non siamo molto avvezzi a questo mondo dei social network, prima c’era la casa discografica che pensava alla promozione e noi suonavamo e basta. Ora invece dovremmo pensarci noi, ma non è nella nostra natura… magari nel frattempo scriviamo un altro disco senza dire niente a nessuno!”
Anche se fuori dalla scena locale non sono molto conosciuti, i Focus Indulgens esprimono una forte ammirazione per gruppi come i Bad Mexican, i Sycamore Age e i Dithyrambs, per sottolineare la capacità di questo territorio di produrre buona musica e di stimolare la creatività delle giovani generazioni.
“A volte queste band non decollano perché non è una priorità per loro, prima viene la musica. – conclude Federico – Magari li senti una volta all’anno, fanno un concerto stupendo, ma finisce lì. Però in zona servirebbe un locale fatto bene, che permetta alla band locali di suonare e di farsi conoscere. Servirebbe un posto che possa coinvolgere una cerchia di band del territorio, che di conseguenza stimoli l’interesse delle persone che vanno a sentire cosa c’è di nuovo. Se conosci un nuovo genere musicale magari ti appassiona, ti informi, fai nascere una scena musicale, o comunque una cultura musicale, altrimenti rimani confinato. Questo è un problema di tutta la provincia, a dir la verità.”