In occasione del 15 dicembre 2023, quando il suo spettacolo “Storie Sconcertanti” andrà in scena al Teatro Verdi di Monte San Savino, abbiamo avuto il piacere di parlare con Dario Vergassola, comico, scrittore, cantautore e attore.
Vergassola ci ha dedicato un po’ del suo tempo rubandolo a quello che avrebbe dovuto dedicare alla festa del compleanno del nipotino. Un qualcosa che a noi ha inizialmente provocato un po’ di dispiacere, ma che in qualsiasi persona che abbia sorpassato i 6 anni di età e sia uno dei protagonisti del festeggiamento, porta un sollievo momentaneo.
Chiuso in uno stanzino, ci ha quindi parlato un po’ dei suoi inizi, di come si è appassionato a fare interviste e di come queste siano diventate il suo marchio di fabbrica. Ma anche del duro lavoro che c’è dietro quei minuti di risate e di come è nato il suo spettacolo “Storie Sconcertanti”.
Con questo spettacolo porta sul palco più di trent’anni di carriera…Ripercorriamola a ritroso e arriviamo a quando ha deciso che fare spettacolo, intrattenere le altre persone, sarebbe diventato il suo mestiere. Quando è successo?
“Da giovane facevo il manovale a La Spezia, all’arsenale militare, e il “fare spettacolo” era solo un cazzeggiare con la chitarra al bar, diciamo che rimaneva circoscritto nel quartiere dove abitavo. Mi piaceva molto fare cabaret e tutto il mondo che lo circondava così, proprio in seguito a questo, mi sono ritrovato prima in gara e poi a vincere Sanscemo, che mi permetto di dire essere molto meglio di Sanremo.
Dopo questa vittoria sono finito a partecipare al Maurizio Costanzo Show, il quale era diciamo una tappa obbligata per chi vinceva Sanscemo. Lì sono riuscito a dare vita a una bella serata, e questo mi ha cambiato la vita.
Il giorno dopo mi salutavano tutti per strada, all’inizio ho anche pensato che mi potesse venire un attacco di panico, ipocondriaco quale sono, ma insomma, erano solo persone che mi riconoscevano, una cosa anche bella.
Da lì ho continuato a lavorare per qualche anno come manovale, perché sai, non sapevo come sarebbe andata a finire e un posto sicuro era qualcosa di difficile da trovare e da avere già allora. Poi alla fine, quando ho visto che tutto sommato stava andando bene, ho fatto quello che mi dice spesso mia moglie “Finché non se ne accorgono tu vai” e io sono andato.”
Entra quindi nel mondo dell’intrattenimento, diventando quasi da subito un punto di riferimento, ma come decide di iniziare a fare interviste?
“Succede che avevo fatto un po’ di serate a Zelig, ma continuando a fare le mie cose in giro per i locali suonando e facendo cabaret. Che poi ora sono tutti stand-up comedian, ma possiamo dirci tranquillamente che il comico sta alla stand-up come l’autoscatto sta al selfie.
Comunque, dopo queste prime apparizioni a Zelig, spinto un po’ da stimoli esterni e dalle mie esperienze, sono andato a dirgli “Ma perché non proviamo a fare qualcosa di diverso? Tipo interviste a qualche protagonista della cultura pop televisiva e non?”. L’idea era quella di fare delle domande a tutti, politici, sportivi, vallette, conduttrici, conduttori, creando un format nuovo che spiazzasse in qualche modo non solo il pubblico ma anche l’intervistato. Loro hanno accettato e io ho iniziato a intervistare creando a volte dei fenomeni che potremmo descrivere virali.
Le scene migliori c’erano quando all’improvviso me ne uscivo e chiedevo domande banali come ” Te la ricordi la tua prima volta?” , e spesso dopo un sì cercavo di rendere il tutto ancora più spiazzante chiedendo cose come “Quanti eravate?” (ricordo l’intervista a Simona Ventura). Cioè sulla risposta che veniva data in ogni caso, qualsiasi essa fosse, c’era sempre una controbattuta. Adesso poi lo fanno tutti, considerando i Late e i Talk Show, ma almeno qui in Italia mi tengo il primato.”
Riesce a trovare un’intervista preferita fra le molte che ha fatto?
“Io mi sono divertito sempre perché ho intervistato chiunque, da Buffon a Sepulveda, piuttosto che Margherita Hack, quindi non so se riesco a scegliere un preferito.
Posso però dirti che in base a chi ho davanti devo sempre trovare un modo nuovo per costruire l’intervista. Per creare le domande, capire come porle, c’è un lavoro di scrittura, ad oggi mi aiutano anche due autori. Possono sembrare stupidaggini, ma in realtà c’è un processo di ricerca veramente importante. Bisogna andare a cercare i lavori dell’intervistato, che siano film, libri, traguardi sportivi, e tutte le uscite che potrebbero creare interesse, quindi devi guardarti le interviste, audio, video e scritte, e capire in generale chi hai davanti.
Il mondo delle interviste è veramente ampio e complesso, molto più di quello che si vuole far credere.
Faccio anche delle convention relativamente a questo tema. Prendiamo come esempio le “interviste ad amministratori delegati”, anziché chiedergli sempre le stesse cose, facendo slide, puoi chiedergliele in un modo diverso, più divertente. Che poi con il divertimento riesci anche a catturare per maggiore tempo l’interesse del pubblico. Magari c’è più fatica nella costruzione dell’intervista, ma il risultato è sicuramente migliore. Qui siamo forse un po’ indietro nell’adottare questo metodo, ma basta guardare oltreoceano e ci si può accorgere di come si intervistino anche i politici in questo modo. Diciamo che l’obiettivo è non prendersi mai sul serio.”
Parliamo dello spettacolo “Storie Sconcertanti”
“Per parlare dello spettacolo dobbiamo partire da un libro che ho scritto “Storie vere di un mondo immaginario”, all’interno del quale ci sono delle favole sulle Cinque Terre. Per ognuna delle Cinque Terre c’è un animale che istaura un rapporto con gli uomini, un rapporto molto cinico, molto crudo. Lo spettacolo vuole portare sul palco queste favole, andandole ad unire al mio repertorio e inserendo delle canzoni. E proprio da quest’ultime arrivare a raccontare alcune interviste che ho fatto nel tempo. “
Come si è avvicinato alla scrittura?
“Mi sono avvinato alla scrittura delle favole per caso. La prima che ho scritto è stata perché me l’aveva chiesta Gino Strada per un progetto di Emergency. Poi quando è arrivato il periodo della pandemia da covid-19, visto che scrivere mi era piaciuto, e per evitare di continuare a essere il più grande pigro della storia, ho deciso di scrivere queste storie sulle Cinque Terre. Queste storie sono arrivate a Luc Jacquet, premio Oscar per il documentario “La marcia dei pinguini”. A lui sono piaciute veramente tanto e abbiamo deciso di farci uno spettacolo, con Jacquet alla regia a Trento. Uno spettacolo importante, dal quale, facendo un taglia e cuci, e aggiungendo cose personali, sono arrivato a “Storie Sconcertanti”.”
Direbbe che lo spettacolo è adatto a tutti i tipi di pubblico?
“Lo spettacolo è assolutamente adatto a tutti, alla fine le favole vengono da un libro per bambini. Poi dobbiamo dire che in Toscana avete la spina dorsale della comicità, siete molto cinici, anche solo nelle battute tra chi è seduto al bar. E proprio in “Storie Sconcertanti” dedico un momento a raccontare come nascono le battute al bar, che hanno una rapidità nel nascere e allo stesso tempo una trasversalità unica.
E questa trasversalità la adotta anche “Storie Sconcertanti”, a cui potremmo dare questa descrizione: uno spettacolo cabaret, con canzoncine e racconti narranti problematiche amorose, sostenibilità e amicizia.”
Prima di invitarvi a vedere “Storie Sconcertanti” e ringraziare Dario Vergassola, ci teniamo a raccontarvi l’ultimo suo lavoro “I malefici, ovvero la casa delle storie strampalate”. Un libro che narra l’infanzia dei cattivi delle favole, ispirato al musical per famiglie “I Malefici”, con alla drammaturgia Vergassola, che sta andando in giro nei teatri.
Avete quindi due appuntamenti da segnarvi in agenda, quello di venerdì 15 dicembre al Teatro Verdi a Monte San Savino, con “Storie Sconcertanti”, e quello nel teatro più vicino a voi con “I Malefici”.
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