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Teatro Verdi di Monte San Savino: un viaggio nella Toscana

Teatro Verdi di Monte San Savino: un viaggio nella Toscana

Proseguendo il percorso attraverso i teatri dei borghi della Valdichiana aretina, non lontano dall’ultima tappa di Lucignano e da quella di Castiglion Fiorentino, vi è un altro paese arroccato su uno dei tanti promontori dorati che caratterizzano il nostro territorio unico: stiamo parlando di Monte San Savino, che ospita il Teatro Verdi.

Storicamente uno dei centri più antichi della Valdichiana, si tende a far derivare le sue origini fin dagli etruschi. Il primo agglomerato di vita sembra risalire ai secoli avanti cristo, nel corso dei secoli ha vissuto una storia ricca e piena di influenze diverse, come un viaggio, che ha dato al paese più luci culturali derivanti da domini e conquiste che si sono ripetute nel tempo, sfociando poi in una ricca attività turistica e dottrinale trasversale, in particolar modo teatrale.

È a partire dai primi secoli dopo il tanto temuto anno mille che Firenze, Siena ed Arezzo iniziano a litigare per contendersi i territori che si frappongono tra le tre città. Monte San Savino, trovandosi a metà strada tra queste, si vede passare da una mano all’altra. Si narra che una nobile famiglia cacciata da Arezzo, gli Ubertini, fu causa della discordia tra la città aretina ed il capoluogo toscano; alleanze e tradimenti si legarono a catena con interessi di locazione ed economici, attirando anche la vicina Siena e la meno vicina Perugia. Tutte queste alterne conquiste cessarono attorno al ‘600, periodo in cui Monte San Savino fu dichiarata vicariato del comune di Firenze, legandosi alla famiglia dei Medici, andando a fortificare sempre di più l’onda di cultura alla quale la città era sottoposta.

Sono questi gli anni nei quali iniziamo a vedere il fiorire di teatri e luoghi in cui la libera espressione artistica e dialettica dei cittadini possa esprimersi, e Monte San Savino non fu da meno. Nel 1692 i locali del granaio della rocca furono ristrutturati e ripuliti da tutto ciò che si era accumulato con il passare degli anni e tale fondo fu adibito a sala convegni e rappresentazioni, per far in modo che il popolo savinese avesse una voce e una cassa di risonanza nella quale suonare la propria “musica”. Il granaio era spesso la sala più grande di una rocca medievale, adibita a raccogliere le riserve per i tempi di carestia che avrebbero dovuto sfamare la popolazione rifugiatasi all’interno delle mura. Inoltre il granaio, trovandosi all’interno delle cittadine, spesso nella parte più centrale, addirittura sotto al municipio, dava un certo senso di sicurezza e di solennità ai cittadini, sicurezza e solennità che essi volevano apportare alle proprie parole, tenendole al sicuro ma facendole vibrare in modo forte. Quale miglior luogo, quindi, della sala spesso meno curata ma più importante della propria cittadina?

L’antico oratorio della Compagnia dei Bianchi, celebre compagnia della cittadina medievale, fece successivamente da ampliamento per il teatro comunale. Parti architettoniche dell’oratorio sono ancora visibili nella zona bar dell’attuale teatro, ampliandone la capienza e le funzioni. Tanto che nel 1870 il teatro riusciva ad ospitare circa 200 persone al proprio interno, tra platea e palchi, grazie anche ai lavori diretti dal Morozzi, famoso ingegnere senese, circa cento anni prima. Il teatro fu poi intitolato da un’altra nostra conoscenza, l’Accademia dei Rinnovati, ad Andrea Sansovino.

Nel ventesimo secolo il teatro acquistò il nome che lo contraddistingue ancora oggi, Teatro Giuseppe Verdi. Proprio questo cambio di intestazione dette vita ad un nuovo viaggio per il teatro Verdi e, come molti teatri in quei tempi, fu vittima in qualche modo del cinematografo e della diffusione di notizie e di immagini in più larga scala rispetto a quella di una semplice rappresentazione teatrale.

teatro verdi cinema monte san savino

Questa funzione prese piede in particolar modo negli anni che vanno dal 1920 circa fino agli anni ’50. Nel periodo fascista il cinema e la campagna di propaganda mussoliniana presero piede per attirare a se sempre più pubblico e seguaci, sulla falsa riga di un certo tedesco di nome Goebbels. Anche gli abitanti savinesi ne furono colpiti e si abituarono a vedere il loro teatro come anche un cinematografo, tanto che mantiene questa funzione tutt’oggi (ricordo anche io di aver visto il quarto capitolo della saga dei film di Harry Potter in questo stesso teatro).

Il Teatro Verdi negli anni ’80 fu acquisito dal Comune e riprese appieno la propria attività, sia cinematografica che di rappresentazioni. Tutt’oggi, gestito da Officine della Cultura, importante associazione culturale della Valdichiana, ha una ricca stagione e attira pubblico ed artisti da tutta Italia. Con i suoi 230 posti circa riesce a racchiudere anche adesso, mentre sto scrivendo, una ricca e vivace folla incuriosita e assetata di conoscere e sperimentare la fantastica arte del teatro e della cultura. Ed è così che vogliamo i nostri teatri, pieni. Sempre.

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