Al Teatro Poliziano, sabato 29 marzo alle ore 21,30 e domenica 30 marzo alle ore 17,30, l’Arteatro Gruppo presenta “La Lezione” e “La cantatrice calva” di Eugène Ionesco, due classici del teatro dell’assurdo. Franco Romani è il regista e scenografo di entrambe le pièces.
A La cantatrice calva, che è stato lo spettacolo che trent’anni fa Arteatro propose al suo debutto sulla scena poliziana, è stato aggiunto l’altro atto unico La Lezione, che da sempre accompagna la prima opera di Eugene Ionesco.
Del resto, i due atti unici vengono riproposti ininterrottamente da oltre cinquant’anni in un piccolo teatro di Parigi, attirando costantemente migliaia di spettatori incuriositi e divertiti.
Gli interpreti de La Lezione sono Alessandro Zazzaretta, Giorgia Dell’Erba e Monica Lippi. Ne La cantatrice calva si ritrova invece lo stess cast di trenta anni fa: Giovanna Vivarelli, Franco Rossi, Gianni Minasi, Susanna Crociani, e Stefano Banini con l’aggiunta di Cristina De Pascali. Le musiche, che furono composte per l’occasione da David Graham e Giacomo Tiradritti, sono eseguite dal Concentus Politianum, la prima aggregazione musicale di Montepulciano nata nel Cantiere Internazionale d’Arte.
“La lezione” è un’opera teatrale in un atto unico scritta da Eugène Ionesco e rappresentata per la prima volta nel 1951 al Théâtre de Poche di Parigi. Dal 1957 continua ad essere rappresentata al Théâtre de la Huchette, in coppia con La cantatrice calva. La lezione è stata riconosciuta da diversi critici come un’importante opera del cosiddetto teatro dell’assurdo. “Dramma comico”, così definisce l’autore La lezione. Metafora del “potere” esercitato attraverso l’uso della parola che poco alla volta annichilisce, diventando ripetitiva come in un rito e che diventa una sorta di “danza macabra”. Parola pronunciata da parolai che detengono il potere e non solo quello politico, ma quello della cultura e della comunicazione, più grande ancora e assoluto. Un professore impartisce lezioni di matematica-speciale, linguistica e filologia comparata, ad un’allieva che vuole conseguire il “dottorato totale”.
Ne “La Cantatrice Calva” Ionesco mette in luce l’incapacità di comunicare che caratterizza i rapporti quotidiani dell’uomo di oggi in testi privi di una vera e propria trama, in cui la conversazione è ridotta a frasi stereotipate, fatte di banalità, vuote e allucinanti. Nel suo teatro egli esprime la crisi dei valori, tipica del mondo borghese e conformista, in modo comico e simbolico.
Per sua stessa affermazione La cantatrice calva è nata dal suo proposito di imparare l’inglese avvalendosi di un manuale di conversazione per principianti, ricco di frasi fatte messe in bocca a personaggi fittizi: i signori Smith, che abitano nei dintorni di Londra, la loro domestica Mary e i signori Martin, una coppia di amici.
Dice Ionesco: Quando ebbi portato a termine il lavoro, ne fui fierissimo. Ero convinto d’aver scritto una specie di tragedia del linguaggio! Quando la commedia fu rappresentata rimasi pressoché sbalordito udendo le risate degli spettatori che presero la cosa molto allegramente.