“Da sempre la Toscana ha privilegiato lo screening mammografico nella lotta al tumore al seno. E’ stata una delle prime regioni ad averlo attivato in modo strutturato e i risultati si vedono. Non a caso la Toscana ha Ispro, un Istituto dedicato, centro di coordinamento delle rete oncologica, che ha come obiettivo primario l’omogeneità dell’offerta e la presa in carico della persona in tutto il percorso di diagnosi e cura. Non abbasseremo la guardia. Lo sforzo che ci attende, anche e nonostante il Covid, è di continuare a contrastare il male del secolo con investimenti mirati in termini di strutture, risorse e personale dedicato”.
A dirlo, il presidente Eugenio Giani, durante la conferenza stampa di oggi nell’ambito del mese di prevenzione del tumore al seno, “Ottobre rosa”. Il messaggio del presidente è chiaro e un impegno al tempo stesso: “anche se con il lockdown si è dovuto interrompere lo screening per circa 2 mesi, nel periodo che ci attende saranno mantenuti gli strumenti di lotta al tumore. La Toscana ha svolto un lavoro straordinario di prevenzione, tanto da ampliare la fascia di età dello screening anticipandolo a 45 anni. Adesso la sfida che ci attende e quella di non interrompere questa attività, nonostante la seconda ondata di Covid 19. Cercheremo anzi di potenziarla”.
Il tumore della mammella costituisce oltre il 40% di tutte le diagnosi oncologiche nel sesso femminile. In Toscana rappresenta la forma neoplastica più frequente tra le donne, in tutte le classi di età. Il rischio di sviluppare un tumore della mammella, nell’arco della vita (fino a 84 anni), riguarda 1 donna su 8 e aumenta con l’aumentare dell’età, con una probabilità del 2,4% fino a 49 anni (1 donna su 42), del 5,5% tra 50 e 69 anni (1 donna su 18) e del 4,7% tra 70 e 84 (1 donna su 21). L’incidenza del tumore della mammella appare stabile e, secondo le stime prodotte dal registro tumori regionale, nel 2020 sono attesi circa 3600 nuovi casi.
Continua, invece, a diminuire in maniera significativa la mortalità (-1% per anno) sia per l‘efficacia delle nuove terapie sia per la diagnosi precoce, che permette di individuare il tumore in una fase iniziale.
L’analisi del trend evidenzia un consistente aumento della sopravvivenza nel corso del tempo: a oggi la sopravvivenza delle donne con tumore della mammella è pari all’88% a 5 anni e all’80% a 10 anni dalla diagnosi. Non emergono eterogeneità elevate tra fasce di età: la sopravvivenza a 5 anni è infatti pari al 91% nelle donne giovani (15-44 anni), 92% tra le donne in età 45-54 anni, 91% tra le donne in età 55-64, 89% tra le donne in età 65-74 anni, leggermente inferiore, 79%, tra le donne anziane (75+).
Inoltre, stando alle stime prodotte dal registro tumori, nella nostra regione vivono circa 48.500 donne, che hanno affrontato nel corso della loro vita una diagnosi di tumore della mammella. Come detto, il tumore della mammella rappresenta oltre il 40% di tutti i casi prevalenti nel sesso femminile: tra questi, sono comprese donne in cui la diagnosi è stata formulata da meno di 2 anni nel 15% dei casi, tra 2 e 5 anni nel 20%, tra 5 e 10 anni nel 25%, e da oltre 10 anni nel 40%.
“In Italia, le donne toscane sono quelle che hanno la più alta guarigione alla mammella – commenta il direttore generale di Ispro, Gianni Amunni -. Questo dipende dall’efficacia dello screening, garantito dal nostro Istituto e da un buon sistema di cura con strutture dedicate in tutto il territorio regionale grazie alla rete senologica. La prevenzione è uno degli strumenti più efficaci di lotta al cancro. Le donne che fanno lo screening hanno una guarigione maggiore del 10% rispetto a quelle che non lo fanno. Dobbiamo lavorare in questa direzione: aumentare il numero delle donne che aderiscono allo screening e recuperare entro la fine del 2020 quelle che non l’hanno potuto fare a causa del Covid ”.
“Prevenire il tumore al seno tramite una diagnosi precoce è fondamentale – spiega Manuela Roncella, coordinatrice della rete senologica regionale -. Curarlo in centri multidisciplinari dove si concentrano tutte le competenze è indispensabile per ottenere un aumento della sopravvivenza e il miglioramento della qualità della vita delle pazienti. Inoltre, il coinvolgimento delle associazioni e del volontariato costituisce un aspetto di grande rilevanza ai fini dello sviluppo e del buon funzionamento della rete, in particolare nella valutazione dell’equità di accesso alle cure e della fruibilità dei servizi. Il loro impegno e collaborazione nella ricerca di soluzioni migliorative è ammirevole”.
La Toscana ha istituto la Rete senologica regionale nel 2019, all’interno della rete oncologica e sotto la direzione di Ispro, coinvolgendo tutte le attività che ruotano attorno alla prevenzione e alla cura del tumore della mammella (programmi di screening per la diagnosi precoce e la gestione del rischio genetico familiare, indagini di conferma diagnostica, interventi terapeutici, riabilitazione post intervento, follow up sulla base del percorso di riferimento regionale, assistenza di fine vita).
I centri deliberati dalla Regione sono 13 e tutti raggiungono i volumi e gli indicatori richiesti. Grazie a questa rete, l’offerta di prevenzione riesce a raggiungere tutte le donne. Inoltre, la Toscana ha esteso lo screening mammografico dai 45 ai 74 anni. Come ricorda Paola Mantellini, responsabile della struttura Screening di Ispro, “la partecipazione della popolazione è più che ottimale, attestandosi su percentuali sempre superiori al 70%, ormai da un decennio. Nel 2019 sono state invitate 33.998 donne di età compresa tra i 45 e i 49 anni e oltre 19.000 hanno risposto all’invito. Nel 2019, su tutto il territorio regionale, le donne di età compresa tra i 70 ed i 74 anni che hanno ricevuto un invito sono state 24.812 con una adesione del 77%”.
“Le donne sono il ‘motore’ della promozione della salute, sempre attive nel definire strategie di intervento per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione come una delle armi più significative per combattere il tumore al seno – aggiunge Pinuccia Musumeci, presidente di Toscana Donna, che coordina le attività delle associazioni toscane impegnate su questo fronte -. Il loro coinvolgimento è fondamentale non solo perché direttamente interessate, ma anche perché sono in grado di rendersi promotrici di campagne di comunicazione così creative ed emotivamente coinvolgenti da lasciare il segno, contribuendo a diffondere una corretta informazione sull’argomento e a migliorare la qualità della cura e del recupero del proprio femminile, devastato dalla malattia. La nostra disponibilità è massima. Crediamo fortemente nello screening come nei percorsi di auto aiuto”.