“Ok ragazzi, niente panico, ho un piano”: i lupi sono tornati, per la terza e ultima volta. Phil (Bradley Cooper), Stu (Ed Helms), Alan (Zach Galifianakis) e Doug (Justin Bartha) are back, e da giovedì scorso sono nei cinema italiani con il terzo capitolo della saga Una notte da leoni.
Questa volta nessun matrimonio, nessun addio al celibato, nessuno sballo, nessun party dell’altro mondo: i ragazzi si sono calmati, e la parola d’ordine sembra essere “chiudere il cerchio”, anche se il regista Todd Phillips non riesce a chiudere la trilogia con il botto, come sperava. Forse perchè Bradley Cooper era a disposizione solo part-time, visto che lui, il botto è riuscito a farlo eccome?
Dopo il primo film, infatti, la giovane promessa di Hollywood considerato da molti il figlio adottivo di Robert De Niro (hanno infatti recitato insieme due volte, la prima in Limitless, la seconda ne Il lato positivo, in cui erano padre e figlio, ndr), nonché uno dei sex simbol più ambiti, si è riscattato, riuscendo a conquistare un tale successo che gli ha permesso di staccarsi da queste parti comiche per concentrarsi su altri progetti.
“Non credo che avrei mai potuto produrre Limitless e di certo la Weinstein Company non mi avrebbe affidato Il lato positivo (film per il quale ha ricevuto la sua prima nomination agli Oscar, ndr)” ha spiegato lo stesso attore, confessando che proprio per questo è grato a Phillips. “Farei tutto quello che Todd (Phillips, ndr) mi chiedesse di fare. Non solo perché io abbia un debito con lui, e ce l’ho, ma perché penso semplicemente che sia un grande autore”.
Cooper, infatti, è una persona che prende molto seriamente il suo lavoro, e sceglie di girare un film in base al regista e non al copione. “Perché se non hai un buon regista fai poca strada” ha dichiarato recentemente in un’intervista a Sky. Ed è proprio per questo che ha deciso di tornare alla saga che gli ha dato popolarità, insieme ai suoi compagni di (dis)avventure, tra battute azzeccate, risate assicurate ed una corsa contro il tempo che da Los Angeles condurrà il trio a Las Vegas, passando per il Messico.
“Il nostro obiettivo, come ci alzavamo al mattino, era sempre lo stesso: riuscire a farci ridere a vicenda. E’ anche per questo che ci siamo divertiti moltissimo insieme a girare questo film, e credo che questo sia uno degli aspetti più fondamentali per contribuire alla riuscita di un prodotto cinematografico” ha raccontato l’attore.
Il fatto poi che sia uscito in questo periodo di crisi, in cui non solo l’America ma il mondo intero è alle prese con problemi e situazioni tali da dover dichiarare lo stato d’emergenza (il caso più recente a Londra, dove un soldato è stato ucciso a colpi di machete, ndr), è stata un’ottima strategia di marketing, perché “il pubblico aveva davvero bisogno di una commedia del genere, ed era da un po’ di tempo che non se ne vedeva nessuna”.
Cooper ha poi sottolineato con grande entusiasmo il fatto di aver recitato ancora una volta con i colleghi di sempre, senza essersi mai stancato di loro. “Ci sono state delle pause tra un film e l’altro, quindi non abbiamo avuto modo di stancarci l’uno dell’altro. Io amo questi ragazzi sia professionalmente che personalmente. Ed è anche per questo che è stato facile fingere che Ed (Helms, ndr) e Zach (Galifianakis, ndr) fossero i miei migliori amici”.
Se una trilogia può finire, una vera amicizia dura per sempre.