Da mercoledì 8 settembre 2021, prende il via la venticinquesima edizione di Live Rock Festival. Dal 1997 ad oggi sono centinaia le band e gli ospiti che sono passati per il parco ex fierale di Acquaviva, migliaia gli aneddoti e i ricordi che le ragazze e i ragazzi del collettivo piranha portano nel cuore. Ci sono alcuni momenti in cui il festival ha generato delle immagini, delle situazioni, dei momenti, che hanno racchiuso il significato più profondo della festa. Sono momenti iconici, che diventano espressione della forza collettiva, dello stare insieme. Ne ho selezionati sei, anche se sarebbero molti di più.
2003 – Francesco de Gregori e la dedica al Collettivo Piranha
«Sono molto contento di dedicare un pezzo all’organizzazione, che è veramente bella. Bravi. fatene tanti di festival così! Diceva un grande poeta “Trasumanar e Organizzar”, mi pare. Quindi viva l’Organizzazione». Uno dei più grandi cantautori italiani del Novecento sta in piedi, al centro del palco dell’ex-fierale, la sera di domenica 14 settembre 2003. Le parole che il Principe dei cantautori pronuncia dal palco, per dedicare al Collettivo Piranha il brano “Viva l’Italia”, sono iconiche e immortali. Come iconica è la vicenda dell’ingaggio di De Gregori, che viene raccontata da Alessio Biancucci nel volume XX – Vent’Anni di Live Rock Festival:
«…È il 24 agosto del 2003, siamo a Gaiole in Chianti» racconta Alessio «De Gregori non sa ancora niente di quel concerto previsto ad Acquaviva, nonostante le migliaia di locandine distribuite da un mese in giro per il centro Italia. “Tra l’altro in quei giorni sono al mare”, puntualizza il cantautore». Alessio Biancucci venne accolto poi nel camerino dell’artista, assieme al manager, per trovare un accordo. «Il concerto si sarebbe fatto, spostando la data. Si sarebbero stampate nuove locandine, la programmazione sarebbe stata rimodulata.»
Alessio Biancucci, “E non c’è niente da capire”, in “XX – Vent’Anni di Live Rock Festival”, p. 71
2000 – 99 Posse e il “servizio di disordine”
Un anno prima del G8 di Genova, la tensione tra forze di polizia e movimenti era già altissima. I 99 Posse in quel momento rappresentavano i principali esponenti del tessuto italiano dei centri sociali, dei blocchi antagonisti, della disobbedienza sociale e di quello che la stampa generalista stava ribattezzando il popolo di Seattle, per via delle forti proteste che nel 1999 avevano coinvolto la città americana in occasione della conferenza OMC. È in questo clima che si colloca il live della band napoletana, in data 1 settembre 2000. Acquaviva diventa lo scenario di una massiccia mobilitazione delle forze dell’ordine. La serata riesce comunque, nonostante il timore degli organizzatori. Ogni “piranha” si dedica con dedizione alla propria mansione, portando a termine l’opera del festival, che quell’anno è alla sua quarta edizione. Così ricorda quella giornata Lorenzo Bui:
«Non capii subito quella militarizzazione, cosa erano venute a fare, proprio lì, quelle maschere, con quegli scudi antisommossa, coadiuvate da allegorici cani dall’ottimo fiuto. Erano tanti, troppi, esagerati. Eravamo tutti impauriti, grandi e piccini. Spaesati nel prendere decisioni. Lo facemmo provando ad assecondare quella diversa normalità. […] Arrivarono comunque duemila persone. Il concerto iniziò. Fu assai movimentato. Il pogo fu consistente e duraturo. Sotto il palco il servizio d’ordine si presentò folto, ma poco competente, tanto da farsi definire dal tour manager degli artisti “il servizio di disordine”…».
Lorenzo Bui, “I facinorosi 99 Posse”, in “XX – Vent’Anni di Live Rock Festival”, p. 59
Nota di merito per l’edizione 2000: oltre ai 99 Posse, l’edizione è quella che vede sul palco i Baustelle dopo l’uscita del disco d’esordio Sussidiario illustrato della giovinezza e i Dithyrambs, che saranno ospiti del festival per cinque edizioni, fino al 2002. Quella del 2021 sarà la loro sesta partecipazione al festival.
2006- Après la Classe a sorpresa
Quella del 2006 è stata la decima edizione di Live Rock Festival, per la quale l’organizzazione decide di fare un importante cambio di passo: la line-up comincia ad assumere i tratti del grande festival di rilievo nazionale che è oggi, con sempre più artisti che vengono dall’estero. Oltre ai Baustelle, che suonano all’ex fierale dopo un anno dall’uscita del loro terzo disco La Malavita, in cartellone ci sono Enzo Avitabile e i bottari di Portorico, l’Orchestra di Piazza Vittorio, gli Afterhours e i francesi Shakaponk, previsti per sabato 9 settembre. Il giorno precedente però, i musicisti d’oltralpe sono costretti a cancellare il live. Il concerto salta. In tempo record vengono fissati gli Aprés la Classe per l’indomani. Il concerto è straordinario. Lo ska incalzante della band salentina, alza il pubblico in un ballo forsennato e inarrestabile. Sul brano La Luna Cadrà, il cantante della band, Cesko, lancia sul pubblico un enorme pallone gonfiabile bianco, che comincia a ondulare, rimbalzando tra le mani del pubblico. Una cartolina mobile da portare nel cuore.
2008 – Asian Dub Foundation Sound System Singin’ in the rain
Se l’edizione di Woodstock ’94 è ricordata per essere la mudstock, e cioè l’edizione del fango e della melma, quella del live rock festival 2008 è stata l’edizione tormentata dalla pioggia. La sera del 12 settembre 2008, un nubifragio tempesta il giardino dell’ex-fierale. I concerti si tengono lo stesso. In apertura i Grimoon suonano con una platea deserta, e il pubblico riparato sotto gli stand. A seguire, il live de Il Teatro degli Orrori, vede alcuni sparuti avventori, muniti di ombrello o impermeabile, avvicinarsi al palco, per sentire le declamazioni di Pierpaolo Capovilla, che urlava i testi di Dell’Impero delle tenebre, tra i lampi che si confondevano con le luci stroboscopiche. Poi la pioggia cessa. Le nuvole si aprono. Sale sul palco il soundsystem degli Asian Dub Foundation. Le persone cominciano a ballare utilizzando sacchi neri come stivali, rispondendo alle urla di Ghetto Priest che dal palco incitava gli astanti, con frasi ecumeniche come “I am because we are”. Così ricorda quella serata Giulia Contemori:
«Quando calò la notte e la musica cominciò a farsi sentire, appena mi affacciai sul fierale, aspettandomi il vuoto, vidi un gruppo di indomiti fedelissimi che si scatenavano e ballavano nel fango: in quel momento capii che il festival non lo fanno i numeri ma le persone».
Giulia Contemori, “Ri-conoscersi”, in “XX – Vent’Anni di Live Rock Festival”, p. 91
2011 – Tricky in bicicletta
Venerdì 9 settembre 2011 il palco di Live Rock Festival ha visto concretizzarsi forse una delle più belle serate della sua storia. In apertura Lo Stato Sociale di Lodo Guenzi e compagni, che proposero al pubblico i brani di quello che di lì a poco sarebbe diventato il loro primo disco, Turisti della democrazia. A seguire il suono innovativo degli Aucan aumentò la temperatura della platea e i ritmi danzerecci. Headliner della serata è Tricky: un gigante della musica internazionale, pioniere del trip hop britannico, collaboratore assiduo dei Massive Attack. Il suo concerto fu certamente memorabile, ma è la permanenza del musicista inglese ad Acquaviva ad essere rimasta nel cuore del Collettivo Piranha. Anzitutto, Tricky inserì nel contratto la richiesta di un allenatore di boxe per la sua seduta quotidiana. L’organizzazione convocò il trainer ad Acquaviva nell’ora prefissata, ma Tricky non si presentò all’appuntamento. Era sparito. Si scoprirà più tardi che aveva raccolto la bicicletta di un bambino per poi cominciare a girare per il paese per fare acquisti. Si intratterrà per due giorni ad Acquaviva, partecipando attivamente alla vita nei Giardini ex-fierale, cimentandosi anche in una partitella pomeridiana con i più piccoli. Scrive Francesco Bellumori:
Come spesso avviene dopo gli spettacoli più rilevanti, ognuno esprimeva la propria impressione sulla performance dell’artista più atteso ed invocato. Quando è stata chiesta la mia opinione non potevo che rispondere «L’esibizione non lo so, ma con il pallone non è un granché…»
Francesco Bellumori, “Balla che chiunque un giorno ballerà”, in “XX – Vent’Anni di Live Rock Festival”, p. 103
2017 – Willie Peyote e l’Italia che resiste
Anche questa storia, come quelle più emozionanti ha a che fare con la pioggia. È la ventunesima edizione di Live Rock Festival. Willie Peyote arriva ad Acquaviva dopo un anno e mezzo di tour in seguito all’uscita di Educazione Sabauda. La pioggia sopraggiunge – apparentemente – a rovinare una serata che sarebbe dovuta essere la ciliegina sulla torta di un’edizione memorabile. Accigliati, con i capelli gonfi, le anime corrugate dal maltempo, i volontari si aspettavano una chiusura dell’edizione con un flop totale. In più – come se non bastasse – arrivavano notizie sempre più drammatiche dagli amici livornesi, ormai da ore sommersi dal terrificante nubifragio, forti solo della loro endemica pervicacia. Poi arrivò il concerto di Willie Peyote, che sin dal pomeriggio si era dimostrato collaborativo e assolutamente integrato nella comunità del festival. Scrissi nel mio diario privato: «…Un diluvio che non lasciava presagire alcun rallentamento; il retropalco era una vasca di fango, inutili i cartoni con i quali cercavamo di tamponare la mota, stretti nelle felpe del Collettivo a camminare come T-Rex claudicanti per gli anfibi imbrattati di terra. Intanto, nel bassopiano dell’ex-Fierale, ancor più umidificato dai vapori del Salarco e dell’Astrone, si sono levati cori, vocii di festa sempre più incalzanti, oltre il ticchettio della tempesta sui gazebi, sui teli in PVC gonfiati dal vento madido di pioggia. Quando Willie Peyote ha iniziato il suo live, il parterre era splendido: un nuvolo di persone, nei keeway, a gridare quanto è bello stare insieme, quanto è bello essere vivi anche sotto le alluvioni. Circondati dal dramma, dalle sfighe, dal fradiciume, eravamo ancora tutti lì a portare avanti uno spettacolo. Live Rock Festival è energia che si fa gruppo. Live Rock Festival è l’Italia che resiste»
Foto di copertina di Benedetta Balloni, Archivio Collettivo Piranha