Il teatro equestre che è andato in scena al Castello di Sarteano, nella serata dell’8 agosto, è stato un racconto mitico, in cui il rapporto tra uomo e cavallo ripercorre la storia della civiltà. La “Partitura per voce, cavalli, incudine con mantice e bordone” della Corte Transumante di Nasseta è stato uno spettacolo unico e irripetibile, con l’affascinante voce di Giovanni Lindo Ferretti e gli splendidi cavalli maremmani a tenere gli spettatori con il fiato sospeso per oltre un’ora. Un teatro barbarico e montano, che già dalla conferenza stampa di presentazione aveva già lasciato intuire la sua eccezionalità.
Lo spettacolo al Castello di Sarteano è stata la prova generale della versione che verrà portata a settembre a Firenze, lungo le rive dell’Arno. Uno spettacolo che proviene dall’appennino e che, anche se ha messo in scena sette cavalli maremmani al posto dei venti utilizzati dalla Corte Transumante di Nasseta, ha mantenuto la stessa epicità e lo stesso valore narrativo.
Voce. La voce di Giovanni Lindo Ferretti è magica, nel vero senso della parola. Incredibile la sua capacità di catturare il pubblico e trascinarlo verso un racconto orale, scandito dal ritmo delle sue parole. Sono bastate un paio di frasi per far piombare il silenzio al Castello di Sarteano e trascinarlo all’interno del racconto. La parola è il fondamento stesso della magia: è la parola che evoca il mondo e lo crea, attraverso il canto/racconto. La parola magica che è in grado di dirigere le azioni dell’interlocutore: l’incantesimo, appunto, che provoca lo stato di estasi, l’incanto. Per non parlare della voce di Dio che crea il mondo: in principio era il Verbo, ed è il Verbo a dare vita al creato attraverso il suo racconto evocatore. Quando diciamo che la voce di Giovanni Lindo Ferretti è magica, quindi, non stiamo scherzando. Ha il potere magico di creare questo particolare teatro, di incantare il pubblico e di evocare il racconto.
Cavalli. I protagonisti di un passato forse dimenticato. Nel teatro della Corte Transumante di Nasseta i cavalli danzano, galoppano, giocano, accompagnano gli addestratori. Addestrare dei cavalli così difficile da addestrare è forse la sfida più bella e affascinante. Ma lo è ancora di più, se si pensa al ruolo fondamentale che i cavalli hanno giocato nella storia dell’umanità. Il compagno animale per eccellenza di tutta la nostra storia, dall’epoca dei cacciatori all’età classica, dal medioevo all’età moderna. Fino a diventare il simbolo della potenza delle automobili e gli oggetti del desiderio delle contrade in tanti pali folcloristici in giro per i borghi, senza più riferimenti ai valori culturali del passato. Forse questo teatro restituisce ai cavalli il rispetto che meritano, perché senza di loro non ci sarebbe stata la civiltà umana.
Fuoco. La fucina del fabbro non è soltanto un intermezzo o un accessorio scenico. Il fuoco è protagonista al pari della voce e dei cavalli, perchè è l’elemento principe della civilizzazione. Non distrugge, crea. Il fabbro usa il fuoco per plasmare i metalli, quindi per plasmare il mondo. E il martello che batte sull’incudine diventa la sua voce, che seguendo il proprio ritmo crea la musica. Il fabbro, quindi, non si limita a forgiare gli zoccoli dei cavalli: alimenta il fuoco creatore e detta il ritmo della nostra musica, la musica del racconto della civilizzazione.
Sangue. Purosangue o mezzosangue? I cavalli maremmani utilizzati dalla Corte Transumante di Nasseta forse sono stati scartati dagli allevatori, forse sono considerati troppo oscuri e ribelli per essere addomesticati. Non è importante. Abbiamo creduto che la nobiltà fosse nel sangue, e invece era il sangue stesso ad essere nobile. Il sangue barbarico dei cavalli è il sangue barbarico di chi li cavalca, li addestra, li accompagna. Il sangue barbarico è il sangue dei barbari che ciclicamente distruggono la civiltà. I barbari che calano su Roma, i mongoli che invadono Pechino. Ma ancora una volta il fuoco che brucia nel sangue barbarico non è fuoco distruttore, bensì creatore. Perchè il barbaro non distrugge la civiltà, bensì l’Impero: arriva a dissolvere l’impero romano e la dinastia cinese, arriva a demolire l’autorità chiusa in sé stessa, infilata in un vicolo cieco. Il sangue barbarico è il sangue punk, che distrugge l’autorità e crea un nuovo racconto civilizzatore.
Il racconto è il mezzo attraverso cui il fuoco del mito si alimenta e continua a bruciare. Il più grande merito dello spettacolo, a mio avviso, è la sua capacità di dare voce a questo racconto mitico. Se volete vivere anche voi questo racconto, e magari creare il vostro, non potete che seguire la Corte Transumante di Nasseta e assistere ai prossimi spettacoli. Quello del Castello di Sarteano era unico e irripetibile, ed è giusto che sia così.
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