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Voce, Fuoco e Sangue Barbarico al Castello di Sarteano

Voce, Fuoco e Sangue Barbarico al Castello di Sarteano

Il teatro equestre che è andato in scena al Castello di Sarteano, nella serata dell’8 agosto, è stato un racconto mitico, in cui il rapporto tra uomo e cavallo ripercorre la storia della civiltà. La “Partitura per voce, cavalli, incudine con mantice e bordone” della Corte Transumante di Nasseta è stato uno spettacolo unico e irripetibile, con l’affascinante voce di Giovanni Lindo Ferretti e gli splendidi cavalli maremmani a tenere gli spettatori con il fiato sospeso per oltre un’ora. Un teatro barbarico e montano, che già dalla conferenza stampa di presentazione aveva già lasciato intuire la sua eccezionalità.

Lo spettacolo al Castello di Sarteano è stata la prova generale della versione che verrà portata a settembre a Firenze, lungo le rive dell’Arno. Uno spettacolo che proviene dall’appennino e che, anche se ha messo in scena sette cavalli maremmani al posto dei venti utilizzati dalla Corte Transumante di Nasseta, ha mantenuto la stessa epicità e lo stesso valore narrativo.

IMG_2677Proprio il racconto è al centro di evento straordinario come quello che Giovanni Lindo Ferretti, Marcello Ugoletti, Cinzia Pellegri e tutti gli altri artisti hanno donato a Sarteano. Più di trecento spettatori, una piazza gremita in ogni angolo. E più di trecento storie, perchè a ogni spettatore corrisponde una storia. Ognuno ha assistito allo spettacolo, ha vissuto la storia, ha creato il suo racconto. Ma uno spettacolo del genere ha bisogno di più. Se, tra tutti i racconti che lo spettacolo è stato capace di creare, proprio io ho la pretesa di volerne parlare attraverso queste parole scritte, significa che è necessario raccogliere la sfida. Una cronaca o una recensione sarebbero fuori luogo: l’unica risposta a uno spettacolo del genere è la riflessione. Non la pretesa di comprendere, ma il dovere di raccontare a mia volta.

Voce. La voce di Giovanni Lindo Ferretti è magica, nel vero senso della parola. Incredibile la sua capacità di catturare il pubblico e trascinarlo verso un racconto orale, scandito dal ritmo delle sue parole. Sono bastate un paio di frasi per far piombare il silenzio al Castello di Sarteano e trascinarlo all’interno del racconto. La parola è il fondamento stesso della magia: è la parola che evoca il mondo e lo crea, attraverso il canto/racconto. La parola magica che è in grado di dirigere le azioni dell’interlocutore: l’incantesimo, appunto, che provoca lo stato di estasi, l’incanto. Per non parlare della voce di Dio che crea il mondo: in principio era il Verbo, ed è il Verbo a dare vita al creato attraverso il suo racconto evocatore. Quando diciamo che la voce di Giovanni Lindo Ferretti è magica, quindi, non stiamo scherzando. Ha il potere magico di creare questo particolare teatro, di incantare il pubblico e di evocare il racconto.

Cavalli. I protagonisti di un passato forse dimenticato. Nel teatro della Corte Transumante di Nasseta i cavalli danzano, galoppano, giocano, accompagnano gli addestratori. Addestrare dei cavalli così difficile da addestrare è forse la sfida più bella e affascinante. Ma lo è ancora di più, se si pensa al ruolo fondamentale che i cavalli hanno giocato nella storia dell’umanità. Il compagno animale per eccellenza di tutta la nostra storia, dall’epoca dei cacciatori all’età classica, dal medioevo all’età moderna. Fino a diventare il simbolo della potenza delle automobili e gli oggetti del desiderio delle contrade in tanti pali folcloristici in giro per i borghi, senza più riferimenti ai valori culturali del passato. Forse questo teatro restituisce ai cavalli il rispetto che meritano, perché senza di loro non ci sarebbe stata la civiltà umana.

IMG_2688Fuoco. La fucina del fabbro non è soltanto un intermezzo o un accessorio scenico. Il fuoco è protagonista al pari della voce e dei cavalli, perchè è l’elemento principe della civilizzazione. Non distrugge, crea. Il fabbro usa il fuoco per plasmare i metalli, quindi per plasmare il mondo. E il martello che batte sull’incudine diventa la sua voce, che seguendo il proprio ritmo crea la musica. Il fabbro, quindi, non si limita a forgiare gli zoccoli dei cavalli: alimenta il fuoco creatore e detta il ritmo della nostra musica, la musica del racconto della civilizzazione.

Sangue. Purosangue o mezzosangue? I cavalli maremmani utilizzati dalla Corte Transumante di Nasseta forse sono stati scartati dagli allevatori, forse sono considerati troppo oscuri e ribelli per essere addomesticati. Non è importante. Abbiamo creduto che la nobiltà fosse nel sangue, e invece era il sangue stesso ad essere nobile. Il sangue barbarico dei cavalli è il sangue barbarico di chi li cavalca, li addestra, li accompagna. Il sangue barbarico è il sangue dei barbari che ciclicamente distruggono la civiltà. I barbari che calano su Roma, i mongoli che invadono Pechino. Ma ancora una volta il fuoco che brucia nel sangue barbarico non è fuoco distruttore, bensì creatore. Perchè il barbaro non distrugge la civiltà, bensì l’Impero: arriva a dissolvere l’impero romano e la dinastia cinese, arriva a demolire l’autorità chiusa in sé stessa, infilata in un vicolo cieco. Il sangue barbarico è il sangue punk, che distrugge l’autorità e crea un nuovo racconto civilizzatore.

IMG_2694Mito. Lo spettacolo equestre della Corte Transumante di Nasseta è un racconto epico, che cerca di costruire un canto mitico della storia della nostra civiltà. E tocca corde dentro di noi che credevamo sopite. C’è qualcosa nel mito che rimane in noi. Non è soltanto la voce magica di Giovanni Lindo Ferretti, il battere ritmico sull’incudine, il sangue ribelle contro l’autorità costituita. Non è soltanto il fascino per un animale come il cavallo che ha accompagno la storia e l’evoluzione dell’umanità. C’è qualcosa di più: il mito. Ancora oggi i bambini continuano ad aver paura del buio e dei temporali, dei ragni e dei serpenti, nonostante l’energia elettrica e la tecnologia digitale. Non hanno la stessa paura delle armi da fuoco o delle automobili, che sono sicuramente più pericolose dei vecchi nemici dell’umanità. Sono elementi ancestrali che fanno parte di noi, che non si perdono nel giro di due secoli, ma ci accompagnano sempre.

Il racconto è il mezzo attraverso cui il fuoco del mito si alimenta e continua a bruciare. Il più grande merito dello spettacolo, a mio avviso, è la sua capacità di dare voce a questo racconto mitico. Se volete vivere anche voi questo racconto, e magari creare il vostro, non potete che seguire la Corte Transumante di Nasseta e assistere ai prossimi spettacoli. Quello del Castello di Sarteano era unico e irripetibile, ed è giusto che sia così.

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